Se vogliamo veramente risolvere la contraddizione degli opposti, dobbiamo andare oltre la dialettica, e nella pratica yoga possiamo accorgerci di questa possibilità dentro l’orizzonte di un gesto fatto di un costante COGLIERE – OFFRIRE, in modo contemplativo, fuori da ogni dinamica funzionale e utilitaristica che tende a soddisfarsi nell’immediatezza che deve essere consumata. Attraverso lo yoga gettiamo uno sguardo innocente sulla realtà, dove la dialettica degli opposti, o per meglio dire, di quelli che ci rappresentiamo tali, si trasforma in DIALOGO. Anzitutto dialogo tra noi e noi stessi, dove scopriamo quell’alterità che ci portiamo dentro, ma non come un ALTRO estraneo e sconosciuto, ma come un TU che non abbiamo considerato abbastanza, a cui quasi sempre non diamo voce e spazio, perché non corrisponde al modello che ci portiamo dentro; quello stesso modello che tende a stabilire il nostro ordine dei valori. Un tu che inizialmente è principio di contraddizione, che appare irriducibile, ma che si risolve solo attraverso un cambio di visione, capace di cogliere la misura come cifra dell’armonia: la MISURA come relazione equilibrata degli opposti.
OPPOSTO quindi non significa necessariamente contrario, opposto è sostanzialmente una condizione spaziale, è ciò che distingue separa e delimita, ciò che ci resiste. Ma per conoscerci veramente non possiamo esimerci dall’avere a che fare con l’opposizione “…chi conosce sé stesso conosce il mondo” (M.Eckhart), ma per conoscere sé stessi è necessario aprirsi al mondo, quel mondo che è prima, oltre, e dentro il mondo come suo PRINCIPIO ESSENZIALE.
dott. Carlo Robustelli